Gentile lettore, stai osservando o hai già osservato con una certa curiosità l’immagine di copertina che ti indirizza verso gli argomenti riguardanti l’Arte.

Avrai notato forme che rimandano alla geometria, altre all’immagine. La stessa cosa per la gamma limitata dei colori.

Sento il dovere, in questo contesto, di rendertene ragione, affinché possa avere una visione generale dell’idea di arte che intendiamo sviluppare in questa sezione del sito del CLE, in pratica una rivista online particolare.

Nell’insieme l’immagine ti sarà sembrata semplice o addirittura scarna: un riquadro che sfuma dal quasi nero al rosso, il quale fa da sfondo a un cerchio rosso veneziano, in cui è iscritto un quadrato di colore giallo, all’interno due mani, una sull’altra, sembrano toccarsi, in un gesto dai molteplici significati, che di seguito decodificheremo.

Ovviamente, gentile lettore, vorrai conoscere il significato di questa immagine nel suo complesso.

Ti anticipo, intanto, come spesso avviene nelle figurazioni artistiche, che, dietro l’apparente semplicità delle forme e la parsimonia dei colori, vengono sottolineati molteplici significati simbolici.

Quindi, vado con ordine, iniziando dal punto di vista strettamente estetico. Infatti, lo scritto, le figure geometriche e l’artistica sono perfettamente bilanciate e mai uno soverchia l’altro o nuoce all’altro, come, esimio lettore, puoi notare. Conseguentemente, l’immagine al centro del quadrato e il cerchio risaltano nitide ed equilibrate.

Passo in questo secondo momento alla simbologia del colore, iniziando dal fondo scurissimo alla base, quasi nero, che sfuma in rosso carminio verso l’alto. Su questo fondo si staglia un cerchio rosso veneziano in cui si inscrive un quadrato giallo ambra dentro il quale, a sua volta, sono inscritte due mani. I bordi bianco e nero del cerchio e quello nero del quadrato inscritto hanno valore estetico e servono a sottolineare le due forme coi loro significati simbolici.

Letti i colori dal punto di vista formale, passo alla loro decodificazione.

Il quasi nero della base del fondo è simbolo del buio, della notte, dell’inverno e quindi della melancolia, tenebra, caos. Non per nulla in Rimbaud la prima delle vocali, senza le quali le parole non avrebbero senso, è “A” nera.

Quindi, nel nero si nascondono le ombre ma anche l’informe primordiale, il Caos.

Tuttavia, a volte il Caos lascia tracimare qualcosa: nascita e morte, unico e molteplice, luce e tenebra, pari e dispari, retto e circolare e così di seguito, tutti sotto l’egida del dio Cronos, che pur delimitando la vita e la visione, resta comunque simbolo di movimento, mutamento ma anche di memento mori.

E l’artista cosa fa?

Attende nel silenzio l’eterno indistinto del mondo, che a volte gli socchiude porte in un gioco a svariare. In giochi di pazienza.

Infine, lentamente dall’esilio transita l’enigma e un’immagine è chiamata a farsi sulla soglia dell’essere. Forma che echeggia, balbetta e finalmente emerge sulla tela ignara del percorso.

Così, da un minuscolo sommovimento cresce la luce, che permette l’intreccio delle linee e delle forme, perché è stato lo sguardo dell’artista che ha inseguito spigoli e contorni, curve e traiettorie, ondulazioni del tratto, che non sono altro che impronte di cose intraviste, che perpetuamente velano e disvelano. Sono oggetti ambigui, riflessi strappati al Caos e gettati a cumuli nel mondo.

Sguardi.

Sguardi, i nostri, che, come nel caso dell’immagine di fondo, suscitano domande, sempre le nostre. Chiedono risposte, ancora le nostre, perché conoscere è “riconoscere”.

Infatti, ciò che organizza l’artista su una superficie è ambiguo allo sguardo di un riguardante e, tuttavia, là, in quello sguardo ambiguo trova casa la poesia, controparte dell’immagine.

E cosa è la poesia se non parola errante? Parola fedele ed infedele, come le mie, che voi lettori state leggendo, componendo e scomponendo pensieri a partire da quel piccolo punto, che ha generato le linee della nostra composizione.

Linee che avanzano tra il nero, il rosso, il giallo.

Perché il quasi nero dello sfondo dal punto di vista concettuale? Perché, come ognuno sa, il nero rappresenta l’ombra, il lutto, l’assenza, la non-forma nel nostro caso, il buio, non quello assoluto ma quello in cui abita la Grande Madre, oscuro grembo materno, ma turgido di vita, da cui nascita e morte, unico e molteplice, luce e tenebra, pari e dispari, retto e circolare…

Ne carpisce con fatica una scintilla l’artista e la compone nel e col rosso del cerchio.

Perché proprio il rosso? Vi starete chiedendo, voi osservatori dell’immagine?

Perché il rosso è del fuoco, dello splendore del fuoco della creazione, in cui agiscono insieme: corpo, vita e mente, elementi imprescindibili di ogni arte.

I” rossa, scrive il poeta, perché il rosso è il simbolo delle emozioni forti e trasmette energia e movimento. Anche nella cultura indiana questo colore è quello del primo chakra, ed ha il medesimo significato che nella nostra.

E a proposito dei colori Anacreonte scrisse: “Con una palla vermiglia di nuovo, / Eros chioma d’oro mi colpisce, / e mi invita a giocare / con una fanciulla dal sandalo variegato.”

Colori variegati di sandali, giallo della chioma, rosso della palla.

Ma, come tutti sanno, il rosso è del sangue, del fuoco, della vita, di Eros chioma d’oro e di Venere, incatenati ancora una volta alla vita.

È un colore nomade il rosso. Vitale, vivace, irrequieto proprio come un artista vagabondo, solitario, ribelle e giocatore d’azzardo.

Il rosso trasmuta, scintilla, ma è anche la scintilla divina di Dioniso, che incalza con l’ebbrezza della creazione e sottolinea, caso mai ce ne fosse bisogno, la solitudine senza conforto della creazione stessa, quando l’artista ne sente l’irrefrenabile impulso.

Infatti, all’interno del cerchio è stato inscritto un quadrato di colore giallo ambra a significare l’eterna giovinezza dell’arte in quanto coscienza del sé.

Infatti, il giallo è il colore del sole, che dà sostanza a tutte le cose. Lo stesso Goethe sosteneva che il giallo è il colore più prossimo alla luce, e noi, a occhi bassi, aggiungiamo alla luce della conoscenza.

Non per nulla al centro sono state inserite due mani, che sono il duplicato della mano di Adamo della Cappella Sistina affrescata da Michelangelo Buonarroti, con i palmi rivolti l’uno verso l’altro, a voler significare la trasmissibilità dell’arte dall’uomo all’altro uomo, in un percorso eterno, rappresentato dal cerchio in quanto spazio sacro, thèmenos.

E nel thèmenos, aggiungiamo noi, riti e magia.

In cerchio ti siedi a chiacchierare.

In cerchio la danza attorno all’albero. Danza della cordella.

Quattro raggi partono dal centro. Qui ritornano.

In cerchio è il costante girare del mondo nel succedersi degli istanti. Tutti uguali.

Nel cerchio origina la nostra vita. Lì torna.

E al centro abita il sogno di fermare quella giostra fantasmatica che è la vita appunto.

Tradisce il desiderio eterno dell’artista di bellezza e armonia, che dà al tempo l’immortalità dell’arte. La luce radiante dell’arte.

A questo punto, caro il mio curioso lettore, ti chiederai perché è stato inserito il quadrato, il cui colore giallo è stato decodificato ma non la forma?

Lo facciamo adesso.

Lo sappiamo tutti o forse, presi come siamo dalla tecnologia imperante, l’abbiamo dimenticato. In realtà il quadrato è anch’essa una figura simbolica e sacra assai importante

E indica i quattro elementi: aria, acqua, terra, fuoco.

Il quadrato è figura magica, perché contiene lo spazio sacro dell’altare e attorno all’altare.

È la forma della piazza di Roma Quadrata, della Ka’ba.

E simboleggia, come il cerchio, un thèmenos, questa volta come limite, però, di contro al cerchio magico dell’illimite.

E dentro un cerchio ed un quadrato Leonardo pose un uomo a sfiorare con le braccia gli spigoli e con i piedi il cerchio.

Volle annunciare che l’evento divino del miracolo dell’arte origina da lui, dall’uomo.

E ed è l’uomo del quadrato che addita la mia, la tua, la sua condizione umana.

Ecco cos’è a nostro modestissimo parere la magia, la follia, l’audacia dell’arte, che abbiamo voluto simboleggiare attraverso questa immagine di apertura della sezione riguardante l’Arte nelle sue varie declinazioni.

Lidia Pizzo