Prof. Clelia De
Vecchi, Liceo Classico “A. Canova”- Treviso
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Come si può leggere
nei più aggiornati manuali di didattica, una proposta interessante per i
giovani, al fine di accrescere le motivazioni degli studenti a conoscere
la letteratura latina, è quella di proporre la lettura di romanzi
ambientati nel mondo romano. Seguendo queste
indicazioni, ho assegnato , quest’estate, la lettura di Quo vadis a due
classi, una prima (attuale seconda) in cui insegno latino con il metodo
Ørberg e una terza (attuale quarta). La programmazione
della classe successiva, in ambedue i casi, ha tenuto conto della lettura
estiva dei ragazzi, cui si è collegata con percorsi diversi, che qui
esporrò molto sinteticamente. Classe II Italiano: la lettura dei
Promessi Sposi
presuppone che si parli del
romanzo storico.Quo vadis rappresenta un esempio che gli alunni già
conoscono; inoltre alcuni topoi dei Promessi Sposi sono stati ripresi da
Sienkiewicz (molti aspetti della personalità di Ligia, non solo
perché cristiana, non potrebbero essere paragonati a Lucia?) Latino: la lettura di
Familia Romana di
H. Ørberg suggerisce continui riferimenti ad aspetti di vita
romana. Storia: il programma di storia
è iniziato proprio con l’età imperiale. Classe IV Latino: in terza gli alunni
hanno concluso il programma di Latino con un percorso sul romanzo, tra cui
il Satyricon di
Petronio. Con la lettura di Quo vadis hanno incontrato un
personaggio già noto. Il programma di quarta è iniziato con un modulo su Tacito. Verranno tradotti e analizzati testi tratti dagli Annales, tra cui il passo dedicato a Petronio e alla descrizione della sua morte (cui si è ispirato Sienkiewicz), passi su Poppea, Nerone e il matricidio ecc. Italiano: gli alunni hanno
analizzato Quo vadis in una
scheda, secondo uno schema di recensione fornito alla classe. Parte della classe
avvierà una corrispondenza con alunni di Lodz (Polonia), in lingua tedesca
o inglese, sul romanzo Quo vadis. Tutte e due le classi
hanno dimostrato interesse per la lettura del romanzo, che è stato
apprezzato di più dagli alunni di quarta, probabilmente più maturi e in
possesso di strumenti culturali più adeguati. |
A conclusione dell’esperienza, si riportano le recensioni di Quo vadis di alcuni alunni
della IV a linguistico del Liceo Clessico A. Canova di Treviso e una recensione sul
Satyricon di Petronio.
Analisi del testo: H. Sienkiewicz, Quo vadis?
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Henryk Sienkiewicz
nacque nel 1846 nella campagna a sud di Varsavia da una nobile famiglia
di proprietari agricoli.
Compiuti gli studi classici, si iscrisse alla facoltà filologica e iniziò
a frequentare gli ambienti in cui si formavano gli uomini più
rappresentativi, per ingegno e cultura, della Polonia soggetta al dominio
degli Zar. Compì alcuni viaggi in
America, in Francia e in Italia e l’esperienza fatta in questi paesi
liberi destò in lui la volontà di essere utile al suo paese oppresso,
facendone rivivere artisticamente il passato più attivo e vitale. Nacque
così, dopo un’accurata preparazione storica, la Trilogia, che fu accolta con
entusiasmo dal pubblico polacco e dalla critica. L’autore però,
raggiunse la massima fama, anche a livello internazionale, con Quo vadis?, romanzo nato dagli
impulsi ricevuti dai ripetuti soggiorni in Italia e reso credibile e
coerente fino ai minimi dettagli dalla conoscenza degli scrittori di età
imperiale. Grazie all’impeccabile
ricostruzione delle ambientazioni dei suoi scritti storici e al suo
indubbio genio narrativo, nel 1905 gli venne assegnato il premio Nobel.
Allo scoppio della
prima guerra mondiale, si trasferì in Svizzera e diede vita a un comitato
per gli aiuti alle vittime della guerra in Polonia. Morì a Vevey
(Svizzera) nel 1916. Quo
vadis? è un romanzo
ambientato nel I secolo d.C., nella Roma retta da Nerone. Si tratta di
un’epoca complessa, ricca di contrasti, di episodi drammatici, di eventi
mondani fastosi e di tradimenti. Soprattutto, sotto l’impero di Nerone, il
mondo pagano e quello cristiano vengono per la prima volta a
collidere. Nel romanzo di
Sienkiewicz tutto questo
mondo prende forma e così, all’argomento centrale, costituito dalle
vicende di Ligia e Vinicio, due giovani che si innamorano e giungono alla
felicità grazie al credo cristiano, si intrecciano numerosi temi,
affrontati dall’autore con precisione storica e abbondanza di
informazioni. Lo scrittore, ad
esempio, racconta le follie, l’incapacità e i crimini dell’imperatore, i
rapporti di questo con la corte, le rivalità tra gli augustiani, le
oscenità e gli orrori che si consumano al Palatino, lo squallore e la
depravazione che regnano nei bassifondi, lo sviluppo della prima comunità
cristiana e i martiri. Alcuni critici ipotizzano la presenza di elementi soggettivi, di rimandi alla condizione dell’autore. In questa prospettiva, Roma simboleggerebbe la Russia dominatrice,
mentre l’umiltà, l’eroismo e il martirio dei Cristiani, destinati al
trionfo finale, corrisponderebbero alla forza spirituale della Polonia
oppressa e alla sua missione; inoltre, dal popolo dei Ligi, di cui fa
parte l’eroina Ligia, discenderebbero i Polacchi. Il romanzo, proprio
per l’esistenza di queste possibili interpretazioni, oltre che per
l’affascinante argomento trattato e per l’abilità narrativa dell’autore è
sicuramente interessante dal punto di vista letterario. Sienkiwicz gestisce
abilmente le varie situazioni in cui si articola la vicenda, adeguando ad
esse il tono e il ritmo della narrazione, la struttura sintattica e il
lessico. Per le parti narrative utilizza periodi semplici e un lessico
arricchito da frequenti espressioni in latino, mentre nei dialoghi adegua
il registro al tipo di personaggio che parla, inserendo ora citazioni
illustri e figure retoriche, ora preghiere cristiane, ora battute
goliardiche. Questa ricerca di
realismo e questa varietà di toni guidano il lettore, suggerendogli una
lettura spensierata, un momento di serietà o la necessità di riflettere
sui temi appena affrontati. Le situazioni e gli ambienti di questo racconto sono descritti molto minuziosamente e, leggendo, mi è sembrato quasi di assistere agli avvenimenti e di sentire i personaggi dialogare. Posso, quindi, affermare di essere stata molto coinvolta dalle parole dell’autore. Inoltre, dalla lettura
ho ricevuto abbondanti informazioni sui costumi vigenti nella Roma
neroniana e sul modo in cui si sviluppò la comunità cristiana. È stato molto
interessante anche ritrovare la figura di Petronio, che avevo già
incontrato nelle lezioni di latino, e poterla confrontare alla forma che
le avevo assegnato nella mia mente. Si è trattato quindi, di una lettura interessante,
della quale sono rimasta soddisfatta, e che ha trasformato una settimana
delle mie vacanze in un avvincente viaggio nel tempo.
Francesca Lucca IVAx Liceo Canova |
QUO VADIS? UN AUTORE IN RICERCA
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Henryk Sienkiewicz, l’autore di questo libro, visse in Polonia (e non solo) a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento. Dopo aver compiuto gli studi a Varsavia, diventò giornalista e cominciò a viaggiare in tutta Europa. Il testo appartiene alla categoria di romanzo
storico, infatti le vicende narrate hanno come scena la città di Roma,
durante il governo di Nerone. L’argomento principale che viene affrontato
nel testo è sicuramente l’ampia diffusione del cristianesimo nella
“capitale del mondo”, e la conseguente persecuzione dei cristiani.
Tuttavia questo non è l’unico tema affrontato, infatti è ben presente il
topos letterario dell’amore e altri di minore importanza, che
contribuiscono a donare varietà al romanzo. Trattandosi di un romanzo
storico narrato in terza persona, non sono presenti elementi soggettivi;
tutt’altro discorso si deve fare riguardo la volontà, da parte
dell’autore, di fornire informazioni al lettore, in quanto sono numerosi
gli accenni storici e la descrizione della situazione sociale di quel
periodo è molto precisa e dettagliata. Mi è sembrato che l’autore sostenga
la causa cristiana, dimostrando specialmente in alcune parti la sua fede
in Cristo. “Quo vadis?” mi sembra un romanzo di forte interesse
letterario, perché offre, assieme alla narrazione, una coinvolgente
descrizione di Roma nel periodo imperiale. STILE LINEARE NON
PRIVO DI INSIDIE La struttura sintattica del testo è abbastanza semplice, e il lettore è portato a leggere con fluidità senza mai soffermarsi su parti intricate. Il lessico è, al contrario, abbastanza difficile e impegnativo, presentando un ampio uso di figure retoriche e l’utilizzo di molti termini legati al mondo classico. Il tono prevalente del testo è sicuramente di tipo distaccato, perché è narrato in terza persona. Quindi possiamo dire che l’uso di una terminologia classica si accorda bene con gli avvenimenti descritti. UN RACCONTO
ENTUSIASMANTE Il testo si presenta soprattutto come racconto, anche
sono a volte toccanti le riflessioni sul cristianesimo. Mi sono sentito
coinvolto come poche altre volte dalle parole dell’autore, la cui
narrazione mi ha letteralmente trasportato nel cuore di Roma imperiale. La
personalità che emerge dalle pagine lette appare essenzialmente come
quella di un fervente cristiano, ma anche come profondo analizzatore della
realtà. Dalla lettura del testo ho imparato forse ad apprezzare più
profondamente storia degli antichi romani, cosa che ha contribuito a
rendermi soddisfatto della lettura di questo incomparabile romanzo. Alvise De Nardi |
Quo
Vadis? Henryk Sienkievicz |
Il tempio di Nettuno a Paestum
Il contenuto del testo: L’imperatore Nerone
Quo
vadis? è certamente un libro che fornisce molte informazioni al suo
lettore: dalla topografia di Roma agli usi e costumi degli antichi
Romani.
Sienkievicz
volle forse simboleggiare la Russia dominatrice e nell'umitlà,
nell'eroismo e nel martirio dei cristiani la forza spirituale della
Polonia oppressa. In Quo vadis? si può anche notare una vena diretta di
patriottismo: Ligia e Ursus appartengono alla schiatta dei Ligi nei quali
Sienkievicz, sulla base di alcuni scritti di Tacito e di storici polacchi,
riconosce i propri progenitori. Sicuramente
Quo vadis?, forse una delle opere più significative della letteratura
polacca, è un testo di
grandissimo interesse letterario poichè è un libro ricco di significati e
ancora oggi è capace di destare l'interesse di tantissimi lettori. Lo
stile: La parola
che meglio definisce lo stile di questo testo è semplicità. L'autore
predilige una sintassi scorrevole e semplice. Il
lessico, molto curato, presenta soprattutto termini personali, tuttavia
l'autore si serve anche di parole tecniche, auliche e classiche per
descrivere realisticamente la vita e il modo di parlare dei letterati di
Roma imperiale. Sienkiewicz, coerente alla sua semplicità, non compie una
ricerca spasmodica di figure retoriche. Nel testo compaiono per lo più
similitudini, iterazioni, enumerazioni e qualche metafora. Il tono
del testo è prevalentemente drammatico poichè nell'arco di tutta la
narrazione vengono descritti massacri. Tuttavia è interessante notare che
nella drammaticità è possibile scorgere anche un tono speranzoso, in
perfetta linea con l'insegnamento cristiano, elemento fondamentale di
questo testo.
Le scelte
stilistiche sono al servizio del tema affrontato.
La
sintassi semplice, l'uso non molto ampio di figure retoriche e il tono
drammatico ma al contempo speranzoso sembrano riflettere la dottrina
cristiana ed il cammino interiore compiuto da Vinicio, mentre il lessico
tecnico e aulico ricostruisce il periodo storico in cui prende vita la
vicenda. La tua
valutazione: Secondo
me questo romanzo si presenta come racconto e riflessione. La vicenda non
è statica ma dinamica, tuttavia in un continuo e repentino succedersi di
azioni l'autore inserisce anche profondi monologhi dei personaggi,
interrompendo il tempo della narrazione. Sono attimi al di fuori di
qualsiasi dimensione temporale, carichi di incredibile umanità.
Mi sono
accostata alla lettura di questo testo in modo un po' scettico, tuttavia
fin dalle prime battute ne sono stata affascinata, probabilmente perchè il
primo personaggio che Sienkievicz presenta è Petronio, che ha
Penso che
sia veramente difficile cercare di comprendere pienamente la personalità
di Sienkievicz dopo aver letto Quo vadis?. Tuttavia, se mi venisse chiesto
di definirne la personalità, poteri tentare di spiegare il quadro che ho
dipinto nella mia mente mentre leggevo il suo capolavoro. Penso che
Sienkievicz sia stato un uomo dal profondo senso di giustizia, fervente
sostenitore degli insegnamenti di Cristo; un uomo che, probabilmente, ha
compiuto un cammino interiore al pari di Vinicio, poichè i suoi pensieri e
le sue emozioni sono troppo vivide e reali per essere frutto della
semplice retorica.
Combattimento
di Gladiatori Quo vadis? è un romanzo che induce il lettore a riflettere. Non si può rimanere impassibili: la mente è quasi obbligata a formulare almeno un'opinione, è un fatto ineluttabile. Questo libro si è rivelato una vera sorpresa. All'inizio ero un po' scettica, non pensavo che un'opera siffatta potesse piacermi. Quo vadis? ha avuto il potere di sorprendermi. Anch'io sono stata vittima della straordinaria bellezza di Quo vadis?, che continua a far emozionare generazioni, inducendole a riflettere sulla natura umana. Laura Vidotto 4^A linguistico |
“Satyricon” di Petronio
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Sull’identità dell’autore del Satyricon non c’è un’assoluta certezza, anche se la maggioranza della critica sostiene l’ipotesi che egli sia il Petronio descritto da Tacito negli Annales, e vissuto nel I sec. d.C. (la sua morte risalirebbe al 66 d.C.). Il contesto è quindi quello della Roma neroniana, nella cui vita mondana l’autore ha un ruolo centrale. Lo scenario è quindi quello decadente di una società che non crede più nei valori dei suoi antenati, una società che vive in maniera edonistica, materialista, dove la cultura, anch’essa decaduta, ha l’unica funzione di status symbol. Il testo è un romanzo: le vicende narrate sono chiaramente inventate, alcune situazioni sono irrealistiche, i nomi dei personaggi sono simbolici, i riferimenti alla Roma del tempo sono molto generali. Il romanzo racconta le rocambolesche avventure del protagonista Encolpio e dei suoi compagni, toccando vari temi, da quello di fondo della caducità della vita umana e della morte, alla corruzione della società del tempo, alla satira verso modelli artistici precedenti. Essendo il romanzo narrato in prima persona, tutto è visto attraverso gli occhi del protagonista-narratore, e la narrazione è densa di elementi soggettivi. Tra gli scopi dell’autore non rientra certo quello di informare: ci vengono fornite opinioni, le informazioni sono un prerequisito che il lettore deve avere. L’autore, soprattutto tramite l’ironia, sostiene molte tesi: ad esempio il potere della fortuna, la corruzione della società neroniana, la decadenza della cultura. Il testo è interessantissimo letterariamente in primis perché unico esempio, insieme alle “Metamorfosi” di Apuleio, di romanzo latino; inoltre è di fondamentale importanza sia per i temi trattati, sia per lo stile, sia per le informazioni che indirettamente ci dà. La struttura sintattica del testo è molto semplice e spezzettata, con una prevalenza della paratassi, in conformità al registro colloquiale. Il lessico usato è realistico e poliedrico: sono usati sia il sermo familiaris (registro parlato delle persone colte), sia il sermo plebeius (la lingua usata quotidianamente dal popolo), entrambi con varie sfumature che variano a seconda dei personaggi, oltre a termini appartenenti ad ambiti lessicali specialistici. Vengono usate molte figure retoriche (metonimie, similitudini, allitterazioni, litoti, metafore, ecc.), soprattutto con intento ironico e satirico nelle parti in prosa, con funzione di abbellimento nelle parti in poesia. Il testo ha prevalentemente un tono ironico, vivace, scanzonato, ma spesso alquanto distaccato dalle vicende narrate: un tono e uno stile che rendono ancora più evidenti le assurdità contro cui si rivolge la satira di Petronio. Le scelte stilistiche, quindi, contribuiscono allo sviluppo dei temi di fondo. Il testo si presenta soprattutto come racconto, in misura minore come espressione di sentimenti, ma la narrazione porta spesso ad una riflessione o alla critica. Mi sono sentito coinvolto dall’autore sia nella continua satira alla società della sua epoca (una satira che è spesso attualissima), sia nei momenti di maggiore azione narrativa (v. episodio della nave di Lica). Dal libro emerge un’umanità varia e multiforme, estremamente realistica e i cui atteggiamenti sono perfettamente riconoscibili ancor oggi. Dalla lettura di questo libro penso di aver imparato moltissime cose sulla Roma imperiale (oltre che un po’ di latino in più…), che ci viene descritta in modo assolutamente moderno e vivace. Ho imparato che gli uomini, che siano antichi romani o contemporanei, non cambiano mai. È proprio la sorprendente modernità del Satyricon che mi ha affascinato e mi ha lasciato del tutto soddisfatto della lettura. Gli affreschi della villa dei misteri, a Pompei Samuele Donà III AX |