Approfondimento del dramma
Saggio sulle
fonti della letteratura antica
prof.ssa Jadwiga Czerwinska ( Lódź - Polonia)
L’influenza
del dramma antico sul dramma moderno appare così naturale che proprio
l’evidenza di questa constatazione nasconde il suo vero significato, che si
smarrisce, quando pratichiamo frequentazioni quotidiane della letteratura
drammatica. Però questa „evidenza” presuppone, come conditio sine qua non, la conoscenza di tutto il patrimonio
drammatico dell’antico, dunque una condizione, che non è realizzata da molti
destinatari del dramma contemporaneo, e, qualche volta, dagli studiosi di
letteratura moderna. Se ,invece, ci vogliamo riferire alle nuove generazioni di
alunni, di studenti, o di giovani con interessi
umanistici che volessero conoscere ed approfondire il patrimonio letterario,
ereditato dalla tradizione antica, la necessità d’indicare queste
correlazioni diventa indispensabile.
Occorre non prescindere, in tutte le iniziative da intraprendere,dalla
presenza e dagli interessi dei filologi contemporanei ed anche dei filologi
classici. Infatti, gli uni e gli altri, chi più chi meno, si sono concentrati
sulla propria specializzazione, trascurando i legami reciproci. I filologi
classici, che si muovono, con disinvoltura, all’interno della letteratura
classica, non sempre hanno la stessa naturalezza all’interno della letteratura
dei secoli successivi, ed i filologi contemporanei non hanno, di solito, una
buona conoscenza dell’antichità. Perciò le iniziative tese a dimostrare la
comune origine antica delle fonti ed anche gli sforzi tesi ad evidenziare il suo
ulteriore sviluppo nell’ambito
delle singole culture , diventano utili ed appropriati per le due parti.
Nel caso del dramma, l’osservazione dei processi di assimilazione fà
comprendere ai filologi classici la successiva evoluzione degli elementi a loro
noti per mezzo della cultura antica e chiarisce le ragioni dei cambiamenti
successivi, come processo legato
alle influenze geoculturali o geopolitiche, che ne stimolano la trasformazione.
Invece, il dramma moderno, nato dalla tradizione antica,
permette di spiegarne lo sviluppo in un ampio contesto culturale e
consente, nello stesso tempo, di
trovarne i criteri che, fuori da questo
contesto, restano inspiegabili.
Nel teatro contemporaneo osserviamo gli elementi, che, col teatro antico,
hanno legami, di cui non ci rendiamo pienamente conto. E così, la greca parrhesia,
caratteristica della commedia
politica di Aristofane, a modo suo, vive
nel dramma di Brecht, ovviamente nel quadro di un’ideologia, determinata dalle
condizioni geopolitiche. Le commedie di Menandro trovano la loro continuazione
nel dramma borghese, ed i motivi erotici della tragedia di Euripide nella
commedia più tarda o nel romanzo. La similarità di molti fenomeni, l’affinità
di motivi o la tipologia dei personaggi non devono occultare, però, alcune
importanti differenze, che potremo notare per mezzo di studi comparativi. L’osservaziove
di queste differenze permette, soprattutto, di indicare la loro origine,
specificamente, nell’ambiente culturale, religioso o politico, che i secoli
successivi hanno determinato.
R.M. Rilke ha constatato in Malte: “Non
abbiamo il Teatro, come non abbiamo Iddio – per questo ci vuole la comunità”.
Con questa frase ha indicato uno
degli elementi importanti, che differenzia il dramma antico dal dramma moderno.
Questa è la cultura della partecipazione, che l’antichità creò. Il problema
difficile e continuamente in discussione è il rapporto tra il dramma antico col
rito religioso e la presenza delle cerimonie nella pratica teatrale. Nel corso
dei secoli, sono state esposte molte teorie, sia quelle che collegavano il
teatro greco con il rito dionisiaco sia altre opinioni di scienziati, che
segnalavano le differenze fra di loro. Ma, proprio la presenza del dramma
durante la festa dionisiaca, in cui si mettevano in scena le tragedie,
pregiudica la sua specificità ed il clima che le accompagnava. Il valore
religioso della Festa Dionisiaca penetrava il Teatro di Dionisio ad Atene. Vista
in questa prospettiva, la diversità del dramma e del teatro moderno, privato
del contesto religioso, diventa molto chiara.
Lo svolgimento della gara dei poeti drammatici, mostra similitudini coi
festival teatrali contemporanei. In entrambi i giudici prescelti decidono
dell’esito del concorso. Ad Atene i giudici erano i rappresentanti dei
quartieri antichi, che decidevano della competizione; nel teatro moderno il loro
posto è occupato dai critici.
Caratteristica del dramma antico, la triplice presenza – unione della
parola poetica, della musica e
della danza, presenta la sua origine antica nel teatro contemporaneo, anche se
cambia l’immagine per le nuove convenzioni teatrali.
La materia fondamentale dei tragici antichi era il mito, e la commedia si
ispirava, di solito, agli eventi della vita quotidiana – politica e sociale.
Ce lo fà notare – non senza
sarcasmo – il poeta del IV secolo a.C., Antifane - nel frammento della sua
commedia Poiesis. Dice, infatti, che
quello del poeta tragico è un compito più facile, perchè si serve del mito,
conosciuto dal pubblico in teatro; non deve inventare di sana pianta né trama né
dramatis personae. Diversamente –
come dice – avviene nella commedia. Il suo autore deve ex nihilo creare sia la trama sia i personaggi scenici.
L’enunciazione del poeta è, per dire la verità, una esemplificazione, ma
dimostra una reale differenza tra la commedia e il dramma antico. Accadeva che i
poeti greci non si servivano sempre del mito, ma cercavano l’ispirazione nella
storia ( come Frinico e la sua Conquista
di Mileto oppure Le fenicie o I persiani
eschilei). Tuttavia, trattavano la materia storica come il mito, con
naturalezza, e gli eventi storici subivano l’influenza della mitologia. I
poeti trattavano il mito con libertà assoluta, reinterpretandolo e mettendo in
discussione la tradizione. Anche se ogni dramma dava una nuova versione del mito
esistente, tuttavia, talvolta, possiamo annotare cambiamenti veramente
spettacolari ed interpretazioni innovatrici. Era così nel caso del grande
personaggio di Prometeo, creato da Eschilo per dimostrare l’evoluzione
dell’umanità, a differenza della concezione esiodea di quest’eroe, che
mostra una lenta involuzione, espressa nell’immagine di cinque secoli
d’umanità. L’approccio alla tradizione mitologica particolarmente
innovatore, lo rileviamo in Euripide, che compiva, qualche volta, i cambiamenti
essenziali nei miti presentati sulla scena. Ciò riguarda, tra l’altro, il
personaggio di Eracle, nella tragedia Hercules
furens, oppure di Ifigenia, in Iphigenia
Aulidensis, quindi i personaggi che subirono,
nelle sue tragedie, cambiamenti significativi nel rispetto alla
tradizione precedente. Un esempio interessante della polemica di Euripide
riguarda il personaggio della troiana Elena . In quattro drammi ( Troades, Hecuba, Orestes, Electra e un po’ anche in Andromacha),
il poeta mostrò questa eroina secondo tradizione, invece, in Helena,
creò un’immagine differente, facendo i cambiamenti essenziali nel
racconto e nel ritratto della protagonista ( conf. Palinodia
di Stesicoro e la difesa di Elena di Gorgia). Questi esempi ci dimostrano che i
poeti tragici si distinguono per la grande inventiva e la creatività.
Nel mutato ambiente culturale successivo, il mito non è più il
materiale fondamentale, come nell’antichità. Però concludere che il mito è
totalmente assente, sarebbe una menzogna. Il dramma moderno usava, molte volte,
gli argomenti mitologici dell’antichità, che rappresentavano il modello di
riferimento. Basta ricordare i drammi di Racine, di Sartre, ispirati a Euripide,
oppure il poeta contemporaneo polacco Janusz Głowacki , che ha scritto Antygona a Nuova York, messo in scena, molto spesso,
in Polonia.
Tuttavia, nei drammi
moderni, appaiono più spesso alcuni argomenti oppure il genere di personaggi,
creati dai poeti antichi, piuttosto che le trame mitologiche. E’ così nel
caso di argomento d’amore, di trame erotiche o di eroine tragiche e
provocanti, che sono stati introdotti dalla tragedia di Euripide. Egli fu il
primo poeta che mostrò l’amore in scena. C’è da dire che Euripide fu
ingiustamente denominato misogino dalla tradizione comica, perché, nel trattare
il tema dell’amore, manifestò il suo profondo interesse per l’aspetto della
physis umana, attraverso l’analisi
dell’animo femminile, quando è dominato dall’amore appassionato. Su questo
sfondo il poeta mostrò la lotta tra due elementi dell’animo umano: la
componente razionale e quella emotiva. Possiamo osservarlo nelle parole di
Medea, quando si riferiscono ai suoi thymos e bouleumata, e che
sono state rese popolari da Ovidio nelle Metamorphoses (VII, 20-21): video
meliora proboque, deteriora sequor.
Lo stesso motivo appare nel poeta drammatico ateniese, quando il personaggio di
Fedra ha detto: comprendiamo e conosciamo il bene, ma non lo facciamo. Queste
due eroine di Euripide sono, per lui, l’interpretazione perfetta del doppio
carattere dell’amore. Ne cantò il coro in Iphigenia
Aulidensis, , raccontandoci dei doppi dardi di Eros: uno portava la felicità,
l’altro la distruzione. L’amore respinto e disprezzato
tende allo scempio del soggetto oppure dell’oggetto dell’amore,
dunque di se stesso (Fedra – il suicidio) o degli altri (Medea: i bambini –
Jasone). Queste osservazioni sono confermate
dalla psicoanalisi di Freud, che si richiamava molte volte ai personaggi
creati dal dramma greco ( per esempio, il complesso di Edipo od il complesso
d’Elettra). La Medea, leaina, come la definì Euripides o la Fedra – sono gli
esempi antichi di femme fatale,
di cui, nel teatro moderno, troviamo una numerosa presenza.
L’equivalente di Fedra euripidea da Ippolito
sarà la Fedra di Racine, che prese da Euripide, ugualmente, il mito, il
motivo dell’amore e il personaggio tragico.
Per il teatro nuovo l’autore molto imitato fu anche Aristofane.
Possiamo riferirci alla sua famosa Lisistrata,
in cui lo sfondo era la guerra del Peloponneso. La Lisistrata, dunque, è
lei che scioglie gli eserciti, in modo femminile realizza la politica non
bellicosa. Diventa l’ispiratrice del giuramento, fatto dalle donne di entrambe
le parti. Per mezzo dell’ “astinenza matrimoniale” le donne vogliono
costringere gli uomini a far cessare la guerra. Lo stesso motivo – “azione
attraverso rinuncia”, in modo divertente, descrive il poeta polacco,
Alessandro Fredro, nel suo dramma I voti
delle fanciulle, raccontando delle ragazze, che giurano contro gli uomini
fedifraghi.
Il teatro moderno si serve anche volentieri di spunti mediati dal dramma
romano. Creata da Plauto, Aulularia,
la commedia di carattere, presenta il personaggio scenico che è il prototipo di
Arpagone di Molière. L’eroe di Plauto, Euclio (si ricorda quì il Knemone dal
Misantropo di Menandro), è avaro e
brontolone, ostile alla gente: egli, angosciato dalla mania di persecuzione,
fino al punto di vedere in tutti e in tutto, persino nel fumo o nel gallo,
eventuali ladri del suo tesoro. Lo stesso tipo di personaggio lo troviamo
nella famosa opera di Molière.
Similmente, l’altra commedia di Plauto, Miles
gloriosus, ispirò i poeti drammatici successivi. Miles gloriosus è anche commedia di carattere, però presenta due
tipi di personaggi. Il primo è Pyrgopolinices, amato dagli antichi, il soldato
gradasso, l’altro è Artotrogus – l’adulatore e lo scroccone. Il poeta
polacco, già menzionato,
Alessandro Fredro, legò insieme questi tipi di personaggi, creando in La vendetta l’eroe più
famoso delle sue commedie,
Papkin. Egli è un grande mentitore, uno spaccone , che si è abituato
alle adulazioni cosicchè dice la verità solo per errore.
Questi esempi, che illustrano appena quattro drammi antichi e i suoi
“equivalenti” moderni, indicano solamente le reciproche relazioni tra il
teatro antico e contemporaneo. Nei drammi moderni troviamo molti ricorsi al.
teatro antico. La letteratura di ogni Paese ha elaborato i suoi rapporti con la
letteratura antica. E perciò, considerando l’influenza del dramma antico come
un fenomeno culturale generale,
bisogna puntualizzarla, in modo preciso, all’interno della tradizione del
proprio popolo. Tenuto conto di questo aspetto, mi sono riferita non solo al
dramma europeo, ma anche al dramma polacco.
|